L’impiego dell’adroterapia risulta utile per i tumori della base del cranio
ADROTERAPIA PER I CONDROSARCOMI DEL BASICRANIO
12 ott/21
I condrosarcomi del basicranio sono neoplasie ossee maligne che rappresentano circa il 6% di tutti i tumori della base del cranio e circa lo 0,15% dei tumori intracranici.
Secondo la classificazione WHO, i condrosarcomi di basso grado sono ben differenziati e tendono a metastatizzare solo raramente; in una percentuale stimata tra il 5 e il 10%, però, i condrosarcomi sono classificati ad alto grado, risultano molto aggressivi e in grado di metastatizzare a livello polmonare.
Il trattamento di riferimento è chirurgico. Tuttavia, una chirurgia macroscopicamente radicale è ottenibile raramente, a causa della localizzazione del tumore (in profondità e in prossimità di strutture critiche quali nervi cranici e vasi), e della sua tendenza alla crescita infiltrativa; inoltre, la sola chirurgia è associata a un’alta incidenza di recidive anche dopo periodi relativamente lunghi di stabilità di malattia.
Per questo motivo, il gold standard terapeutico per i condrosarcomi del basicranio è la resezione chirurgica seguita dalla radioterapia, una strategia che consente il miglioramento del controllo locale e della sopravvivenza. Poiché si tratta di tumori radioresistenti, però, per ottenere un adeguato controllo locale di malattia sono necessarie dosi superiori a 70 Gy, difficilmente raggiungibili con la radioterapia convenzionale a causa della presenza nelle vicinanze di strutture altamente critiche, quali il tronco encefalico e le vie ottiche, che verrebbero danneggiate.
Per questo motivo, l’impiego dell’adroterapia risulta particolarmente interessante per il trattamento di questi tumori, grazie alle peculiari caratteristiche fisiche e biologiche delle particelle utilizzate, che consentono di concentrare alte dosi sul volume bersaglio, minimizzando il rischio di tossicità per i tessuti sani circostanti.
Recentemente CNAO ha condotto un’analisi retrospettiva sui pazienti con condrosarcoma del basicranio trattati con protoni e radioterapia con ioni carbonio (CIRT) tra il 2011 e il 2020, per valutarne gli outcome clinici in termini di controllo locale e profilo di tossicità. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Cancers.
Adroterapia dopo la chirurgia: lo studio del CNAO
Nello studio retrospettivo sono stati analizzati i dati raccolti nel registro istituzionale del CNAO relativo ai pazienti con diagnosi di condrosarcoma del basicranio trattati presso il centro. Tra i 48 pazienti inclusi (con età mediana di 50 anni), la maggior parte (77%, 37 pazienti) sono stati trattati con adroterapia per il tumore primario; prima del trattamento radiante, il 6% dei pazienti (3) erano stati sottoposti a una resezione chirurgica completa, il 75% (36) a una resezione solo parziale, mentre nel restante 19% (9) dei pazienti non resecabili è stata effettuata una biopsia diagnostica.
Dei 48 pazienti trattati, 32 (67%) sono stati trattati con protonterapia fino a una dose totale di 70 Gy(RBE) in 35 frazioni, i restanti 16 (33%) con CIRT fino a una dose totale di 70,4 Gy(RBE) in 16 frazioni.
Il follow-up mediano per tutto il campione è stato di 35 mesi; per il gruppo della protonterapia il follow-up è stato di 31 mesi rispetto a 66,5 mesi per quello della CIRT.
Outcome clinici e safety
Nel periodo di osservazione è stato registrato un unico caso di recidiva locale, comparsa a distanza di 21 mesi dal termine del trattamento. L’analisi statistica ha evidenziato un tasso di controllo locale a 3 anni del 98% nell’intera popolazione; considerando i sottogruppi in base al tipo di particella utilizzata, si è dimostrato un tasso di controllo locale del 100% per i pazienti trattati con protonterapia e del 94% per quelli trattati con la CIRT.
Finora non sono stati registrati casi di metastasi a distanza. Non è stato possibile individuare possibili fattori prognostici per il controllo locale, in quanto è stato rilevato un unico caso di ripresa locale di malattia.
Per quanto riguarda gli eventi avversi acuti severi, è stato registrato un unico caso (2%) di mucosite di grado 3, che non ha comunque portato a interruzione del trattamento o a ricovero e si è risolta entro pochi mesi dal termine della terapia. Tossicità tardive di grado 3 sono state rilevate per 4 pazienti (8%), due trattati con protonterapia e due con CIRT, in assenza di tossicità acute o tardive di grado maggiore. Nello studio si è valutata anche la presenza o meno di alterazioni radiologiche nella sostanza bianca del lobo temporale, indicative di un danno cerebrale: queste, rilevate in un totale di 22 pazienti (46%), sono risultate del tutto asintomatiche in 15 casi (tossicità di grado 1), e sintomatiche negli altri 7 (tossicità di grado 2), con necessità di impostare una terapia medica a base di steroidi. Non sono state registrate tossicità cerebrali di grado maggiore.
Non sono state evidenziate, infine, correlazioni tra le tossicità di grado elevato o le alterazioni della sostanza bianca e le caratteristiche dei pazienti, della malattia o dell’intervento chirurgico effettuato.
In conclusione, secondo gli autori, i risultati di questa analisi retrospettiva, pur considerando un campione ristretto dovuto alla rarità del tumore, indicano che la protonterapia e la CIRT ad alte dosi dopo la resezione chirurgica consentono di ottenere un risultato clinico soddisfacente in termini di controllo locale, a fronte di un profilo di tossicità accettabile in relazione alle dosi utilizzate.
Reference
Riva G, Cavallo I, Gandini S, Ingargiola R, Pecorilla M, Imparato S, Rossi E, Mirandola A, Ciocca M, Orlandi E, Iannalfi A. Particle radiotherapy for skull base chondrosarcoma: a clinical series from Italian National Center for Oncological Hadrontherapy. Cancers (Basel). 2021 Sep 2;13(17):4423.