Giorgia racconta il suo progetto di tesi su un argomento a lei molto caro
“Il talent management: il caso CNAO” –
la storia di Giorgia
31 gen/23
Ha la freschezza e l’entusiasmo di una ragazza di 26 anni, Giorgia, mentre ci racconta il progetto di tesi con cui si è laureata il 27 ottobre 2022 all’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Per il suo Corso Magistrale in Formazione e sviluppo delle risorse umane, Giorgia ha scelto un argomento che le sta molto a cuore, il CNAO, che ha studiato con lo spirito e l’interesse di una giovane laureanda ma anche e soprattutto con gli occhi e l’anima di chi il Centro lo ha vissuto da vicino.
Arrivata al CNAO per sottoporsi ai trattamenti di adroterapia il 24 febbraio 2020 per una forma di carcidoma adenoido-cistico, oggi Giorgia ha completato il suo percorso e sta bene.
Com’è nata l’idea di scegliere il CNAO come argomento per la tua tesi di laurea?
L’idea è nata quasi subito: stavo seguendo il corso di sociologia dell’innovazione e seppur non avessi ancora chiaro come funzionasse CNAO, avevo intuito subito che si trattava di qualcosa di speciale. Sin dalle prime volte il termine ADROTERAPIA scritto sull’insegna all’entrata del centro aveva suscitato il mio interesse. L’aspetto che però mi ha colpito più di tutti era quello di vedere che il personale che mi curava era giovane, aveva la mia età o poco più, mi aspettavo di vedere i soliti dottori un po' anziani con il camice bianco, invece erano giovani laureati.
Andando avanti con gli studi abbiamo spesso trattato l’argomento dell’apprendimento esperienziale: tramite l’esperienza avvengono le acquisizioni più profonde, quelle che ci danno forma e parlano di noi.
Volevo che la mia tesi parlasse di me ed è quindi stato naturale scegliere come argomento il CNAO.
“Il talent management: il caso CNAO”, di cosa ti occupi esattamente nel tuo progetto e come si articola la ricerca?
Frequentando una facoltà umanistica non mi sono concentrata sull’innovazione tecnologica del sincrotrone e su come funziona: sono partita dalla convinzione che dietro la costruzione della macchina, c’era il lavoro e la dedizione delle persone.
La domanda di ricerca è stata molto semplice nella mia testa: “Che cosa rende CNAO così speciale ed efficiente?” Sono le persone che ci lavorano a renderlo speciale, il personale, così giovane e preparato, che mi ha seguito dall’inizio.
Ho dovuto adattare la mia domanda di ricerca a un qualche argomento trattato nel corso dei due anni universitari e, date le premesse precedenti, il talent management è risultato naturale.
Il primo capitolo tratta del talent management in maniera scientifica, della sua genesi e del suo sviluppo negli anni e dell’importanza che assume oggi in ambito HR.
Nel secondo capitolo ho parlato di che cos’è CNAO: di come è nata la Fondazione, come si è sviluppata, quali modelli organizzativi ne sono alla base e in particolare alla fine del secondo capitolo mi sono concentrata su come la ricerca trovi effettivamente lo scopo ultimo, quello più nobile, nella cura dei pazienti.
Nel terzo capitolo è stata svolta un’indagine qualitativa tramite lo strumento delle interviste approfondite, rivolte a 22 rappresentanti del CNAO stesso.
Cosa vedi nel tuo futuro? Dove ti immagini “da grande”?
Purtroppo con la mia malattia mi sono resa conto che il futuro non è progettabile, ma l’ho accettato e cerco di trarre il meglio da questa circostanza.
Mi sto riprendendo il tempo e la spensieratezza che mi sono stati tolti e sto studiando Filosofia all’università di Pavia.
Da grande mi immagino come insegnante oppure come dipendente del CNAO: non voglio lavorare per aziende il cui scopo è per esempio vendere un loro prodotto sul mercato, non mi interessa. Voglio vedere i frutti del mio lavoro, vorrei essere parte di una realtà che si occupi di salute, perché questo tema mi è particolarmente vicino.
Vorrei vedere i miei alunni crescere o i pazienti stare bene, darebbe un senso al mio lavoro e al mio impegno.
Un ricordo in particolare legato alla tua esperienza universitaria?
Ricordo molto bene la preparazione dell’ultimo esame universitario: pedagogia del lavoro. Mi sono appassionata molto a questa materia e studiarla mi aveva emozionato. Mi ha rammentato perché ho scelto di andare avanti negli studi: perché mi emoziona, mi rende felice e mi fa stare bene.
E uno legato alla tua esperienza in CNAO?
Ricordo la dedizione di tutto il personale, non mi sono mai sentita sola, ogni giorno venivo visitata e tutti erano pronti ad aiutarmi nell’affrontare nel migliore dei modi il percorso terapeutico.
Ricordo la felicità degli infermieri dopo l’esito della prima risonanza in seguito al trattamento di adroterapia.