Intervista a Francesco De Lorenzo, presidente FAVO
Superare l’emergenza del Covid-19
e rilanciare l’oncologia
15 mag/20
Francesco De Lorenzo, presidente della FAVO, Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia, parla delle conseguenze del coronavirus sull’accesso alle cure contro il cancro e delle proposte per migliorare la presa in carico dei pazienti attraverso l’innovazione, la medicina personalizzata e il potenziamento delle reti oncologiche.
Qual è stato l’impatto del Covid-19 sull’accesso alle terapie oncologiche?
E’ stato un impatto molto forte: si calcola che diagnosi e biopsie siano state ridotte del 52%. Sono stati rilevati ritardi per il 64% degli interventi chirurgici e una diminuzione del 57% delle visite dei pazienti*. Da considerare inoltre che gli screening per i tumori al colon retto, alla mammella e alla cervice sono stati sospesi per tre mesi e questo si tradurrà in un significativo ritardo diagnostico. *(Dati Sondaggio IQVIA).
Cosa bisogna fare nella fase 2 per riprendere a pieno ritmo diagnosi, cure e assistenza?
I punti cruciali della “ripartenza” sono stati fissati all’interno di un documento programmatico che FAVO ha realizzato insieme agli esperti di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), AIRO (Associazione Italiana di Radioterapia e Oncologia Clinica), SICO (Società Italiana di Chirurgia Oncologica), SIPO (Società Italiana di Psico-Oncologia) e FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche) con l’adesione di Europa Donna Italia e Incontra Donna Onlus.
Riteniamo che si debba puntare sul potenziamento della telemedicina, delle cure territoriali e dell’assistenza domiciliare, sull’incremento degli interventi chirurgici, sull’aggiornamento tecnologico delle strumentazioni utilizzate in radioterapia e sulla riattivazione immediata di tutti i programmi di screening. Le risorse del Sistema Sanitario Nazionale devono essere utilizzate non solo per superare l’emergenza ma anche per investire sul futuro dell’oncologia italiana, che è all’avanguardia, ma deve migliorare e stare al passo.
Presenteremo il documento in occasione della XV Giornata del malato oncologico di domenica 17 maggio. Quest’anno le oltre 500 associazioni di FAVO si riuniranno online con diretta Twitter a partire dalle 10.30 di domenica.
C’è la prospettiva concreta di dover convivere con il virus per diversi mesi. Come si potranno conciliare la gestione della pandemia e l’attenzione ai pazienti oncologici anche dopo la fase 2?
Nel documento proposto da FAVO e dalle altre associazioni sono già presenti proposte e considerazioni utili per lo sviluppo dell’oncologia che guardano al futuro e vanno anche oltre la fase di emergenza. Elementi come la telemedicina e i consulti a distanza con gli specialisti consentono, per esempio, un’assistenza adeguata e allo stesso tempo proteggono dal rischio di contagio.
A livello più generale FAVO ravvisa la necessità di potenziare, sotto il coordinamento del Ministero della Salute, le reti oncologiche che, pur funzionando bene non solo al Nord ma anche in alcune regioni del Sud come Campania e Puglia, devono essere ulteriormente sviluppate per garantire un’assistenza uniforme in tutti i territori italiani. Con le reti oncologiche è possibile guidare correttamente il paziente dalla diagnosi alle terapie mettendolo in contatto con i centri oncologici di riferimento.
La specializzazione è un punto chiave: i pazienti devono potersi rivolgere ai centri che in Italia sono maggiormente specializzati nel trattamento delle loro specifiche patologie. Bisogna evitare che molte strutture eseguano pochi interventi specialistici (per esempio la chirurgia del pancreas) e concentrarli invece in centri specializzati che in quel campo hanno maturato una grande esperienza.
Si devono gettare le basi per una medicina che sia sempre più “di precisione” e personalizzata e, per farlo, è necessario introdurre nelle strutture specializzate figure che sappiano decodificare, per esempio, le alterazioni molecolari dei tumori, come biologi molecolari e bio-informatici.
Inoltre non deve mai mancare l’attenzione rivolta all’avanguardia clinica e scientifica: penso per esempio all’adroterapia oncologica e alle tecniche di ingegnerizzazione come la Car-t.
Spero che grazie al nuovo piano oncologico nazionale, in fase di approvazione, questi spunti possano trovare attuazione pratica.
La pandemia e l’emergenza sanitaria rischiano di essere un freno per lo sviluppo dell’oncologia?
In realtà io vedo una grande opportunità: il coronavirus ha messo in evidenza alcuni limiti del Sistema Sanitario Nazionale come la carenza di personale e ha portato all’attenzione di tutti l’importanza della sanità pubblica. Bisogna sfruttare questa attenzione e le risorse che verranno per fare un salto in avanti.
Quali sono gli obiettivi più importanti di FAVO per il prossimo futuro? Su quali fronti continuerete a battervi?
La presa in carico attenta, adeguata, completa dei pazienti oncologici. Oggi si stima che siano 3,5 milioni le persone che hanno avuto una diagnosi di tumore e 900.000 tra esse sono guarite.
Un punto da migliorare è senz’altro la riabilitazione dei pazienti guariti che oggi non è neanche inserita nei Livelli Essenziali d’Assistenza. Chi ha superato la malattia non deve essere abbandonato in considerazione del fatto che in molti casi deve fronteggiare gli effetti collaterali, anche tardivi, delle terapie. C’è bisogno di una riabilitazione globale (nutrizionale, cognitiva, sessuale,…) che aiuti le persone a recuperare le loro capacità e una buona qualità della vita.