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Denise e Luigia raccontano in anteprima l'evento

"Sono Perla di Bellezza": donne oltre
la malattia

24 mar/23

Guardarsi allo specchio e rivedere il proprio volto, non la rappresentazione di una malattia. Anche questa è una conquista importante da celebrare in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna.
"Sono Perla di Bellezza" è il titolo dell'evento che si è tenuto l’8 marzo scorso al CNAO e che ripercorriamo grazie alle testimonianze di Denise G. e Luigia G. che hanno partecipato con entusiasmo alla giornata.

Denise, ci racconta quale momento della giornata le è rimasto più impresso?

Il momento della giornata che mi è rimasto più impresso è sicuramente quello in cui mi sono state scattate le fotografie.
Le cure utilizzate per le patologie oncologiche sono tante, ma molte di queste tendono a cambiare l’aspetto del paziente. Nel mio caso, da una folta chioma di capelli ricci e sopracciglia spesse e marcate, mi sono ritrovata senza capelli e con sopracciglia sottilissime, in aggiunta è poi arrivato il rossore causato dalla terapia.
Ho accettato questo mio nuovo aspetto, ho giocato con le parrucche, con i foulard, con le bandane, ma, con tutte le migliori intenzioni, non sono più “quella di prima” e in questi momenti l’ultima cosa a cui si pensa è farsi fotografare.
Quello delle foto è stato il momento che più mi è rimasto impresso proprio perché al suo interno è rappresentata, secondo me, la finalità della giornata dell’8 marzo: ho dei difetti, ma mi sento bella, mi sento me stessa nonostante tutto e allora perché non farsi fotografare?
Per una persona che per diversi mesi è uscita solo ed esclusivamente con la parrucca, scegliere di togliere la bandana e farsi fotografare è un grande passo, e quell’istante di orgoglio è ciò che più mi è rimasto nel cuore.

Che sensazione ha provato ad essere truccata da una professionista come Barbara del Sarto?

Sono appassionata di make-up da quando ho 14 anni e Barbara Del Sarto non è solo una professionista: è una creativa, un’artista, e quando trucca trasmette tanta passione per ciò che fa.
Ricordo benissimo il suo sguardo attento, indagatore, per scovare e annullare anche la più piccola delle imperfezioni, la delicatezza con cui utilizzava i pennelli, con un tocco quasi impercettibile, la gentilezza nel rispondere ad alcune mie domande.
Un aspetto che mi sembra importante sottolineare è che fin dall’inizio della malattia ad avvicinarsi al mio viso, esaminarlo, osservarlo con attenzione, sono sempre stati i medici o gli infermieri, ed è stato bello, per una volta, che sia stato invece oggetto di un vezzo, di qualcosa che mi appassiona e mi rappresenta.
Come se non bastasse, mi ha anche detto che ho una forma rarissima e particolarissima di occhio, cosa di cui ovviamente d’ora in avanti mi vanterò!

Qual è il consiglio di cui ha fatto più tesoro e perché?

Il consiglio di cui ho fatto più tesoro è quello di mantenere le abitudini adottate in questo periodo a lungo termine: non aver paura di chiedere aiuto, imparare a concedersi di star male, di riconoscere le proprie emozioni e non negarle. Sono tutte cose sicuramente fondamentali durante il percorso oncologico, ma sono anche abitudini sane che vengono spesso sottovalutate nella quotidianità. Si tende infatti ad ignorare la salute mentale, a non fermarsi mai, finché qualcosa di molto più grosso costringe a fare dei passi indietro. Esperienze come questa insegnano che è fondamentale imparare ad apprezzare le cose più semplici, portano a guardarsi dentro, obbligano a tirare fuori una forza e una determinazione che non si sapeva nemmeno di avere prima.
In questo periodo ho imparato tanto su me stessa, ho dedicato tanto tempo a me, questa è sicuramente un’abitudine che non voglio perdere e che anzi mi piacerebbe trasmettere a chiunque non abbia ancora imparato a fermarsi e a prendere del tempo per se stessi e la propria salute mentale.

Luigia, come mai ha deciso di prendere parte all’evento?

Ho deciso di partecipare all'evento sia per curiosità sia per metterlo a confronto con quelli che la mia associazione Medea organizza ma soprattutto per quel sentimento di affetto che provo nei confronti del personale del Cnao.

Quanto pensa possa essere utile partecipare a eventi dedicati alle pazienti oncologiche?

Sono sicura che partecipare a eventi di questo tipo sia di grande aiuto a tutte le pazienti. In questi momenti ci si rende conto che non si è sole: in tanti sono vicini, con cure, amicizia e solidarietà. La malattia così fa meno paura.

Che cosa si porta a “casa” da questa esperienza?

Si porta a casa la consapevolezza e la speranza di un futuro con la propria famiglia e con una seconda fatta di persone che come me combattono la loro battaglia serenamente.

 

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