Viaggio nello spazio - seconda parte
l'interdisciplinarietà
delle "operazioni" spaziali
15 giu/20
La scorsa settimana, il professor Livio Narici dell’Università Tor Vergata di Roma, fisico, esperto di missioni spaziali, ha raccontato un innovativo progetto di collaborazione con i fisici del CNAO che ha portato alla realizzazione di test su un’apparecchiatura installata sulla Stazione Spaziale Internazionale. Nella seconda parte dell’intervista, Narici ci svela come ci si prepara ai viaggi spaziali e svela qual è il suo sogno nel cassetto.
Lei lavora con medici, chimici, biologi, …Come preparate insieme i viaggi spaziali?
Il lavoro legato alla misura e mitigazione degli effetti delle radiazioni sugli equipaggi in volo spaziale è una impresa altamente interdisciplinare. Sono i medici, i chimici, i biologi che studiano cosa succede all’essere umano, e assieme dobbiamo capire quali tipi di radiazione (ad esempio ioni di quali atomi, con quali energie) producono maggiori danni, e quali possono essere le strategie più efficaci per una mitigazione degli stessi.
I congressi, i workshop su questi argomenti sono popolati in egual misura da fisici come me, ma anche da medici, biologi, chimici, matematici, ingegneri. La collaborazione interdisciplinare a volte assomiglia ad un’arte. Uno dei problemi, ad esempio, è la semantica. Ciascuna area disciplinare del sapere ha un suo linguaggio e spesso la stessa parola non descrive lo stesso concetto in aree diverse. Questo è un primo problema non banale che deve essere affrontato efficacemente per una proficua collaborazione. Inoltre, è impossibile un lavoro comune ben fatto se tutti, oltre alla loro scienza, non conoscono anche i rudimenti delle altre, in modo da poter apprezzare ogni problema sotto tutti i punti di vista. Questo ovviamente non vuole significare che tutti devono essere tuttologi, ma che ciascuno capisca almeno per sommi capi ciò di cui sta parlando il collega.
Il lavoro degli scienziati è volto a capire e tentare di risolvere i problemi, ad esempio quello delle radiazioni, fornendo soluzioni a riguardo. È poi compito di coloro che lavorano alle “operazioni” spaziali (molto spesso facenti parte delle Agenzie Spaziali) assemblare tutti questi strumenti in una strategia ottimale operativa, e quindi ‘preparare’ i viaggi spaziali.
Qual è il progetto a cui sta lavorando che vorrebbe vedere presto realizzato?
La mia competenza legata alle misure di radiazione in ambienti abitati spaziali è sempre stata messa al servizio dell’esplorazione umana dello spazio, una prospettiva che mi ha sempre affascinato e alla quale ho dedicato l’ultimo quarto di secolo.
In questo quadro, recentemente, ho iniziato a sponsorizzare l’uso della Stazione Spaziale Internazionale come ‘analog’ per un volo simulato su Marte. Un precedente progetto (Mars
500) ha coinvolto molte nazioni tra il 2007 e il 2011 ed è stato portato avanti in Russia. Una copia di un veicolo spaziale a Mosca è stata utilizzata, nell’ultima parte dell’esperimento, per simulare una missione spaziale di 520 giorni, con un equipaggio composto da tre russi, un francese, un italiano e un cinese.
Ovviamente la Stazione Spaziale è un ‘analog’ molto più fedele di una stazione costruita a terra, ‘dotata’ di microgravità e radiazioni, e anche avvicinandosi assai di più all’isolamento che sarà proprio di un viaggio spaziale. L’idea è quella di simulare, quindi, nella ISS una missione verso Marte quanto più possibile completa, mimando al meglio tutte le soluzioni tecnologiche e scientifiche necessarie al viaggio e che sono e verranno rese disponibili.
L’obiettivo di questa simulazione è controllare che tutte queste soluzioni man mano elaborate e sviluppate, non solo funzionino, ma funzionino anche assieme, in totale sinergia. Questa simulazione completa del volo su Marte potrebbe essere preceduta da una serie di test più limitati in cui vengono testate solo alcune delle soluzioni tecnico scientifiche rilevanti per l’esplorazione spaziale.
Ho presentato questa idea (ISS4Mars) per la prima volta, dopo una fruttifera discussione con il Presidente dell’ASI, nel 2015 al congresso Human in Space a Praga. Da allora ho continuato il mio lavoro con le diverse Agenzie Spaziali. Oggi la NASA ha fatto propria questa idea e stiamo organizzando un workshop ad alto livello per delinearne la possibile strategia attuativa. Purtroppo, la recente vicenda del COVID-19 sta rallentando il nostro lavoro (il workshop avrebbe dovuto tenersi questo maggio presso l’agenzia spaziale tedesca a Colonia e, per ora, è stato posticipato a fine ottobre).
L’idea di avere un volo simulato su Marte nella ISS, a prescindere dagli evidenti lati positivi per la tecnologia e la scienza relativa, ha anche un aspetto importante legato alla percezione della stazione spaziale per il pubblico. Oggi pochi sanno o si interessano alla ISS. Un viaggio che, anche se simulato, comporta l’utilizzo di quelle stesse tecnologie che sono state e si stanno sviluppando per il volo su Marte, attrarrebbe l’attenzione del pubblico sulla ISS più di quanto sia mai accaduto negli ultimi anni.