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Francesco Acerbi: la serie A, il tumore, il ritorno in campo.

Francesco Acerbi: la serie A, il tumore, il ritorno in campo.

15 nov/16

Francesco Acerbi, calciatore, gioca in serie A con il Sassuolo. Nella sua carriera ha giocato nel Chievo e nel Milan e ha vestito la maglia della Nazionale.

Nel luglio 2013, scopre di avere un tumore al testicolo. Deve affrontare subito un intervento chirurgico e poi la chemioterapia quando la malattia si ripresenta qualche mese più tardi. Oggi Francesco sta bene e ci racconta la sua storia.

Francesco, nel 2013 eri giovanissimo, 25 anni. Come hai reagito di fronte alla diagnosi?

Ho provato paura, tensione. Non sapevo a cosa andavo incontro. Ero spaventato anche dalla prospettiva di non poter più giocare a calcio.

Poi i medici mi hanno tranquillizzato, mi hanno spiegato che con un intervento chirurgico e tre settimane di riposo potevano contrastare la malattia con efficacia e farmi tornare in campo. Mi hanno dato fiducia, mi sentivo più ottimista.

L’intervento è andato bene, ma a fine 2013 il tumore è tornato. Ho ripreso le cure, ho dovuto affrontare diversi cicli di chemioterapia. E’ tornata la paura ma anche la voglia di guarire e tornare in campo. Oggi sto bene.

Dove hai trovato la forza per affrontare la malattia?

La forza è nata soprattutto dall’amore per la mia famiglia, ma anche dall’affetto che il mondo del calcio mi ha dimostrato. Devo ringraziare il Sassuolo e i miei compagni di squadra che mi sono sempre stati vicini. Mi sono arrivati tanti messaggi anche da parte di persone che non conoscevo. Mi ha fatto molto piacere.

Poi una volta…ero sul terrazzo di casa mia e ho ricevuto una telefonata da un numero che non conoscevo, chiamavano dall’estero…rispondo, era George Weah, il grande centravanti del Milan, il mio idolo di sempre. Aveva saputo della malattia e voleva parlarmi e incoraggiarmi. E’ stata un’emozione fortissima.

Come sei cambiato in questi anni?

Volevo essere ottimista. Ero consapevole di avere un problema e mi dicevo che non potevo far altro che affrontarlo nel miglior modo possibile. Non serviva abbattersi. Mi ha aiutato anche una certa dose di incoscienza, un ottimismo forte, quasi una spinta inconscia.

Quando hai una malattia grave non devi pensare a te stesso, ma alle persone che ti vogliono bene e ti sono vicine. Devi sorridere e vivere al meglio anche per rispetto di chi ti sta a fianco e per stare bene insieme a loro.

Allo stesso tempo mi sono accorto che, da malato, non avevo bisogno di nessuna compassione. Avevo bisogno di essere trattato come una persona normale. Volevo essere positivo e farmi vedere positivo.

Quanto è stato importante lo sport?

Ciò che conta di più è il carattere delle persone, il loro modo di reagire, indipendentemente dal lavoro che fanno. Però è vero che lo sport, con la sua carica agonistica e la voglia di fare che ti trasmette, può aiutare ad affrontare le difficoltà, anche quelle più grandi. Mi viene in mente Alex Zanardi: è un eroe, un campione di vita. Ha una determinazione enorme nell’affrontare la sua disabilità, a continuare ad allenarsi e a centrare importanti successi nello sport e nella vita.

La tua storia è diventata un libro intitolato “Tutto bene” Com’è stato diventare “scrittore”?

Trasformare la mia esperienza in un libro mi ha aiutato a tirare fuori i ricordi…a volte arrivavano dei flash fortissimi dal passato e provavo a raccontarli. E’ stato faticoso rivivere tutta la mia esperienza per metterla nel libro, ma anche bello. Mi ha aiutato a capire cos’era successo, a sorridere anche di fronte alle mie paure.

Quando affrontavo le terapie, ho letto il libro di Lance Armstrong. Al di là della vicenda doping di cui si è reso protagonista e che condanno, sono rimasto colpito e ispirato dal suo coraggio.

Che messaggio vuoi dare alle persone che vivono la malattia?

Non arrendetevi mai, anche quando le cose vanno male. Bisogna provare ad avere fiducia, a crederci, perché aiuta a stare meglio e spesso fa andare meglio le cose.

So che in alcuni casi la malattia non può essere sconfitta anche se una persona ci mette tutta la forza di volontà possibile.

Però non ci si deve abbattere. Se rimani positivo, magari la malattia può prendersi il tuo corpo, ma non la tua anima.

Sei un calciatore di Serie A e hai realizzato i tuoi sogni di bambino. Chi sono i tuoi idoli di sempre che ti hanno spinto verso questa carriera?

Tra i miei idoli sportivi, oltre a George Weah, c’è Alessandro Nesta, un punto di riferimento per chi gioca come difensore centrale.

L’attaccante più forte che hai affrontato…?

Senza dubbio Ibrahimovic…poi c’è Higuain

Francesco, chi vince il Campionato?

La Juve è favorita…

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