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CLINICAL NEWS
Per i professionisti della sanità | N 4 | settembre 2019

Protoni e ioni carbonio, una risorsa per trattare i tumori della testa e del collo Protoni e ioni carbonio, una risorsa per trattare i tumori della testa e del collo Il distretto cervico-cefalico è particolarmente ricco di tessuti e strutture radiosensibili e critiche, per le quali eventuali effetti avversi da radiazioni possono avere importanti ricadute in termini di qualità di vita. Per questo motivo, il possibile L’adroterapia, grazie alle peculiari caratteristiche fisiche e biologiche delle particelle che impiega, si pone come obiettivo quello di trattare in modo efficace i tumori bersaglio, risparmiando il più possibile i tessuti sani circostanti. Infatti, la radioterapia con protoni e con ioni carbonio consente di depositare con alta precisione l’energia di queste particelle cariche sul tumore, permettendo allo stesso tempo ai tessuti normali di assorbire dosi significativamente più basse di radiazioni rispetto alla radioterapia convenzionale. Di conseguenza, è possibile trattare il tumore con alte dosi, mantenendo l’incidenza di effetti avversi a un livello accettabile e migliorando la qualità della vita del paziente. Queste caratteristiche rendono l’adroterapia particolarmente adatta per il trattamento di tumori situati in prossimità di strutture critiche, per esempio quelli del distretto cervico-cefalico. In occasione di Make Sense Campaign, l’iniziativa europea per promuovere la consapevolezza sui tumori della testa e del collo in programma dal 16 al 20 settembre, si presentano i risultati di alcuni studi recenti relativi all’impiego della radioterapia con protoni e con ioni carbonio per il trattamento dei tumori del distretto cervico-cefalico. Adroterapia per i sarcomi della testa e del collo Uno studio condotto da un gruppo di ricerca cinese [1] ha concentrato l’attenzione sull’efficacia e sulla safety della radioterapia a intensità modulata con protoni (IMPT, intensity‐modulated proton radiotherapy) e con ioni carbonio (IMCT, intensity‐modulated carbon-ion radiotherapy) per il trattamento dei sarcomi del distretto cervico-cefalico. Lo studio ha analizzato i dati di registro dello Shanghai Proton and Heavy Ion Center, relativi a 51 pazienti trattati con adroterapia tra il 2014 e il 2018 per sarcomi della testa e del collo. L’età mediana dei pazienti era 36 anni. Dal punto di vista istologico, i sarcomi più frequenti nella popolazione analizzata erano il condrosarcoma (20 pazienti, 39,2%) e il rabdomiosarcoma (10 pazienti, 19,6%), mentre le localizzazioni più diffuse erano la base del cranio (17 pazienti, 33,3%) e la cavità nasale o i seni paranasali (15 pazienti, 29,4%). In oltre la metà dei casi (29 pazienti, 56,9%) il tumore trattato era il primario, mentre per altri 14 si trattava di una recidiva loco-regionale dopo la chirurgia (seguita o meno da radioterapia) e per i restanti 8 di un sarcoma indotto da radiazioni. La maggior parte dei pazienti, comunque, non aveva ricevuto in precedenza una radioterapia (39 pazienti, 76,5%) o una chemioterapia (33 pazienti, 64,7%). In totale, 41 pazienti sono stati trattati con radioterapia con ioni carbonio, 2 con protonterapia e gli altri 8 con entrambe le tecniche. Il follow up mediano è stato di 15,7 mesi. Per quanto riguarda l’efficacia, a 1 anno dal trattamento la sopravvivenza (OS, overall survival) era del 93% e la sopravvivenza libera da progressione (PFS, progression-free survival) del 74%; gli stessi valori a 2 anni erano del 90% e del 57% rispettivamente. Per quanto riguarda la safety, sono stati rilevati solo 2 casi di tossicità acute di grado elevato (uguale o superiore a 3), tra cui una emorragia risultata fatale. Non sono stati registrati, invece, casi di tossicità tardive gravi. Gli autori concludono che, sebbene siano necessari ulteriori studi preferibilmente prospettici, la protonterapia e la radioterapia con ioni carbonio sono in grado di ottenere un efficace controllo di malattia a breve termine e sono associate a una incidenza limitata di tossicità. CIRT come terapia di salvataggio dopo la radioterapia Un altro studio dello stesso gruppo di ricerca ha preso in considerazione la radioterapia con ioni carbonio (CIRT, carbon-ion radiotherapy) come possibile terapia di salvataggio in pazienti con tumori maligni della testa e del collo, già trattati con radioterapia recidivati a livello locale o regionale. Nello studio sono stati inclusi 141 pazienti, trattati con CIRT al Shanghai Proton and Heavy Ion Center tra il 2015 e il 2017. I pazienti avevano un’età mediana di 49 anni ed erano in maggioranza uomini (101 pazienti, 71,6%). I tumori recidivati erano localizzati prevalentemente al nasofaringe (114 pazienti, 78,1%), alla cavità nasale o ai seni paranasali (12 pazienti, 8,2%). Le istologie più comuni comprendevano: il carcinoma a cellule squamose (110 pazienti, 75,3%), il carcinoma adenoideo-cistico (10 pazienti, 6,8%), il carcinoma mucoepidermoide e l’adenocarcinoma (3 pazienti, 2,1%) e una neoplasia radioindotta in 8 pazienti, (5,5%). Il tempo mediano di ricomparsa del tumore era di 36 mesi. Il trattamento precedente, nella quasi totalità dei casi (129 pazienti, 91,5%) era stato con radioterapia con fotoni a intensità modulata (IMRT, intensity‐modulated radiation therapy). Il follow up mediano è stato di 14,7 mesi. I dati relativi alla sopravvivenza indicano, a 1 anno, una OS del 96%, una PFS locale del 85% e una PFS regionale del 98%. Solo nel 7% circa dei pazienti sono stati registrati effetti avversi di grado elevato (uguale o superiore a 3). Sebbene siano necessari periodi di follow up più estesi per valutare l’efficacia a lungo termine della CIRT nel controllo di malattia in questo ambito e la sua sicurezza, questi primi risultati suggeriscono che sia una opzione terapeutica da tenere in considerazione come trattamento di salvataggio in caso di tumori recidivati della testa e del collo dopo la radioterapia. Re-irradiare le recidive di tumori già trattati con CIRT Un gruppo di ricercatori giapponesi ha indagato invece la possibilità di trattare in modo efficace e sicuro con la radioterapia con ioni carbonio le recidive loco-regionali di tumori della testa e del collo già trattati in precedenza con CIRT [3]. La comparsa nella stessa regione di recidive di tumori primari del distretto cervico-cefalico irradiati con CIRT è una evenienza piuttosto rara, ma per la quale le opzioni terapeutiche disponibili sono poche. Per questo motivo, i ricercatori hanno analizzato i dati di 48 pazienti che erano stati re-irradiati con CIRT tra il 2007 e il 2016, per recidiva di tumore maligno della testa e del collo. Nel 44% circa dei casi (21 pazienti) i pazienti trattati avevano un melanoma maligno della mucosa e nel 35% (17 pazienti) un carcinoma adenoideo-cistico, la restante percentuale sarcomi delle ossa e dei tessuti molli e altre tipologie di tumori maligni erano meno frequenti. Le recidive interessavano la cavità nasale (9 pazienti, 18,8%) e i seni paranasali (18 pazienti, 37,5%), seguiti dal nasofaringe (4 pazienti, 8,3%), dall’orbita e dai seni cavernosi (3 pazienti, 6,3% in entrambi i casi). L’età mediana dei pazienti era di 56,5 anni. I pazienti sono stati re-irradiati con CIRT senza una chemioterapia concomitante. Il follow up mediano dopo la re-irradiazione è stato di 27 mesi. A 2 anni, il controllo locale di malattia è risultato del 40,5%, mentre a livello loco-regionale è stato del 33,5%. Per quanto riguarda la sopravvivenza, sempre a 2 anni, la OS è del 59,6% e la PFS del 29,4%. Dal punto di vista della safety, le tossicità acute e tardive sono risultate tollerabili: nel 10% circa dei casi (5 pazienti) sono stati registrati eventi avversi acuti di grado 3 e nel 37% circa (18 pazienti) sono comparse tossicità tardive di grado uguale o superiore a 3. A questo studio ha partecipato anche il professor Tadashi Kamada del QST Hospital dei National Institutes for Quantum and Radiological Sciences and Technology di Chiba, in Giappone, che collaborerà con il CNAO a partire da settembre e nei mesi successivi. Il professor Kamada metterà a disposizione la sua notevole esperienza tecnica, clinica e scientifica nel campo della radioterapia con ioni carbonio a supporto degli specialisti del CNAO, per quanto riguarda la raccolta e l’interpretazione dei dati della ricerca, il consolidamento della pratica clinica e lo sviluppo di nuovi protocolli di sperimentazione. Per contribuire al miglioramento delle conoscenze sulla CIRT, il professor Kamada terrà anche alcuni incontri sul tema, di cui uno il 16 settembre, dalle 11 alle 13, dedicato al trattamento dei sarcomi del torace e della pelvi, dal titolo: “Carbon ions in sarcomas of thorax and pelvis – NIRS experience”. Reference 1. Yang J, Gao J, Qiu X, et al. Intensity-Modulated Proton and Carbon-Ion Radiation Therapy in the Management of head and neck sarcomas. Cancer Med 2019 Jun 23. 2. Gao J, Hu J, Guan X, et al. Salvage Carbon-Ion Radiation Therapy For Locoregionally Recurrent Head and Neck Malignancies. Sci Rep. 2019 Mar 12;9(1):4259. 3. Hayashi K, Koto M, Ikawa H, et al. Feasibility of re-irradiation using carbon ions for recurrent head and neck malignancies after carbon-ion radiotherapy. Radiother Oncol 2019;136:148-53.
Inside: imaging innovativo per terapie più precise Inside: imaging innovativo per terapie più precise È iniziata al CNAO la sperimentazione sui pazienti del sistema di imaging INSIDE, in grado di fotografare, praticamente in tempo reale, quello che accade durante il trattamento con adroterapia e come si modifica il tumore, migliorando la precisione della Grazie alla collaborazione tra CNAO, INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), Università di Pisa e Sapienza Università di Roma, ha preso il via la sperimentazione clinica di INSIDE (Innovative Solution for Dosimetry in Hadrontherapy), un innovativo sistema di imaging in grado di monitorare in tempo reale i fasci di adroni (protoni e ioni carbonio) utilizzati per l’adroterapia. L’obiettivo è rendere queste terapie sempre più precise, aumentandone potenzialmente l’efficacia nel colpire i tumori resistenti alla radioterapia tradizionale con fotoni e non operabili. Una maggiore precisione nell’irradiazione potrebbe permettere, inoltre, di ridurre ulteriormente i possibili effetti avversi indotti dalla radioterapia, perché più i fasci di particelle vengono concentrati sulla massa tumorale, minore è la dose rilasciata nei tessuti sani. Lo strumento INSIDE è il primo sistema di imaging bimodale al mondo, ed è formato da due rilevatori: uno scanner per la tomografia a emissione di positroni (PET) e un tracciatore di particelle cariche. Lo strumento viene posizionato accanto al letto del paziente durante la protonterapia o la radioterapia con ioni carbonio, e i rilevatori monitorano le particelle prodotte durante il trattamento. In questo modo è possibile sapere, praticamente in tempo reale, dove viene rilasciata l’energia prodotta e se il volume della massa tumorale si modifica come conseguenza del trattamento. “INSIDE è un sistema di monitoraggio innovativo, capace di fotografare ciò che avviene nel paziente durante un trattamento di adroterapia, controllandone le zone trattate” spiega Maria Giuseppina Bisogni, professoressa di fisica medica dell’Università di Pisa e responsabile del gruppo di progetto INSIDE. “Questo è possibile perché, unico nel suo genere, INSIDE sfrutta la rivelazione combinata dei diversi segnali emessi dal corpo in seguito all’interazione con il fascio terapeutico”. Il progetto Il progetto INSIDE ha preso il via nel 2013, con la fase di progettazione e realizzazione dei due rilevatori, coordinata dall’Università di Pisa in collaborazione con CNAO, INFN, Università di Torino, Sapienza Università di Roma, Politecnico di Bari e Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche “Enrico Fermi”. Questa prima fase del progetto si è conclusa nel 2016. Il progetto è entrato ora nella seconda fase, che comprende la sperimentazione sui pazienti e l’avvio dello studio clinico: le attività previste si svolgeranno presso una delle sale di trattamento del CNAO, nella quale sono stati posizionati i rilevatori del sistema INSIDE. La sperimentazione clinica Lo studio clinico osservazionale avviato al CNAO coinvolgerà 40 pazienti, con l’obiettivo di valutare il nuovo sistema di imaging durante il trattamento. Saranno inclusi i pazienti destinati al trattamento con protonterapia per meningiomi e carcinomi squamocellulari del rinofaringe e quelli che ricevono la radioterapia con ioni carbonio per carcinomi adenoideo-cistici e cordomi della base del cranio; per questi trattamenti sono previste dalle 15 alle 35 sedute di adroterapia. Il protocollo dello studio prevede 3 o 4 misurazioni con il sistema INSIDE nel corso della prima settimana di trattamento e una misurazione a settimana nel periodo successivo. I cambiamenti nelle caratteristiche morfologiche dei tumori a seguito dell’irradiazioni saranno osservati e valutati attraverso le rilevazioni di INSIDE e i risultati delle eventuali TC di rivalutazione e, se necessario, porteranno a una modifica o a un aggiornamento del piano di trattamento, con l’obiettivo di aumentarne la precisione. “Grazie a INSIDE, d’ora in avanti sarà possibile osservare in tempo reale come il tumore reagisce al trattamento, se si modifica di dimensioni rispetto alla situazione basale definita nella fase di preparazione al trattamento” spiega Viviana Vitolo, radioterapista oncologa del CNAO. “Sulla base di queste osservazioni, che raccoglieremo grazie allo studio clinico avviato al CNAO, si potrà ricalibrare il fascio di particelle e rendere il trattamento ancora più preciso e potenzialmente ancora più efficace”.
Tumori localmente avanzati: meno effetti avversi con la prtonterapia Tumori localmente avanzati: meno effetti avversi con la prtonterapia Per molti tumori localmente avanzati la terapia standard è rappresentata dall’associazione di chemioterapia e radioterapia, che può però comportare effetti avversi significativi. La protonterapia è associata a minore incidenza di tossicità rispetto alla r L’obiettivo della chemio-radioterapia per i tumori localmente avanzati è ottenere risultati positivi in termini di efficacia clinica a fronte di una incidenza il più possibile contenuta di effetti avversi. Poiché sia la chemioterapia sia la radioterapia possono essere associate a tossicità significative, ridurre gli effetti collaterali risulta un obiettivo prioritario per migliorare l’efficacia terapeutica del trattamento combinato. In quest’ottica, la protonterapia rappresenta un’opzione terapeutica particolarmente promettente in quanto, grazie alle sue particolari proprietà fisiche e biologiche, è in grado di limitare l’irradiazione ai tessuti normali circostanti, concentrandola sull’area target, e di conseguenza potrebbe ridurre in modo significativo gli effetti collaterali rispetto alla radioterapia convenzionale con fotoni. Protoni e fotoni a confronto I dati di confronto diretto tra la radioterapia con protoni e quella con fotoni sono ancora pochi, soprattutto quelli ottenuti da studi prospettici. Al recente meeting annuale dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology) sono stati presentati i risultati di uno studio statunitense [1], che ha messo a confronto la protonterapia e la radioterapia con fotoni, entrambe associate a chemioterapia, per il trattamento di tumori non metastatici localizzati in diversi siti, valutandone l’efficacia e la tossicità. L’obiettivo era indagare se la minore irradiazione dei tessuti sani associata alla radioterapia con protoni si traduca in una minore tossicità clinica, senza che questo comporti una perdita significativa di efficacia rispetto alla radioterapia convenzionale. Nello studio sono stati inclusi 1.483 pazienti, trattati tra il 2011 e il 2016 presso l’Università della Pennsylvania: 391 hanno ricevuto, insieme alla chemioterapia, una radioterapia con protoni, 1.092 sono stati trattati con fotoni, in entrambi i casi con intento curativo. L’endpoint primario dello studio era l’incidenza a 90 giorni di eventi avversi che comportavano il ricovero (cioè tipicamente le tossicità acute di grado almeno 3), mentre tra gli endpoint secondari sono stati considerati il peggioramento del performance status (ECOG PS) nel corso del trattamento, l’incidenza di eventi avversi di grado maggiore o uguale a 2 a 90 giorni, la sopravvivenza globale (overall survival, OS) e la sopravvivenza libera da malattia (disease-free survival, DFS). Dal punto di vista delle caratteristiche della popolazione studiata, i pazienti sottoposti a protonterapia avevano un’età significativamente più avanzata rispetto a quelli trattati con fotoni (età mediana: 66 vs 61 anni) e condizioni peggiori in termini di comorbilità, quantificate attraverso un apposito score; le altre caratteristiche (come il PS e le tossicità iniziali) risultavano sovrapponibili tra i due gruppi. Nella maggior parte dei casi il tumore era localizzato nel distretto cervico-cefalico, al polmone, al cervello o al tratto gastrointestinale. La dose ricevuta dai tessuti al di fuori dell’area target era più bassa per i pazienti trattati con protonterapia. I dati relativi alle tossicità sono stati raccolti in modo prospettico, nel corso delle visite settimanali effettuate nel corso del trattamento. I risultati dell’analisi statistica indicano che la combinazione di chemioterapia e protonterapia è associata a una riduzione significativa dell’incidenza di eventi avversi di grado uguale o superiore a 3 a 90 giorni rispetto a quella della chemio-radioterapia con fotoni (11,5% vs 27,6%). Nel braccio trattato con protonterapia sono stati ottenuti migliori risultati anche in termini di rischio relativo di eventi avversi di grado uguale o superiore a 2 a 90 giorni e di peggioramento del PS durante il trattamento. Dal punto di vista dell’efficacia, la radioterapia con protoni associata alla chemioterapia è risultata non inferiore a quella con fotoni, sia in termini di OS sia di DFS. Gli autori concludono che per il trattamento dei tumori localmente avanzati la chemio-protonterapia, rispetto alla chemio-radioterapia convenzionale, è associata a una significativa riduzione del rischio di eventi avversi che portano al ricovero, a fronte di un’efficacia clinica paragonabile in termini di sopravvivenza. Protoni e fotoni: gli effetti sulla qualità di vita Uno studio retrospettivo, condotto sempre negli Stati Uniti [2], ha valutato gli effetti sulla qualità di vita del trattamento con protonterapia e con radioterapia con fotoni in pazienti affetti da cancro dell’esofago. I pazienti inclusi nell’analisi avevano ricevuto il trattamento radiante in fase preoperatoria o come terapia con intento curativo tra il 2015 e il 2018. Per valutare i parametri relativi alla qualità di vita, sono stati considerati i patient-reported outcome (PRO) e i dati sono stati raccolti attraverso un questionario specifico per la valutazione funzionale dei pazienti con cancro dell’esofago (Functional Assessment of Cancer Therapy Esophagus, FACT-E). I partecipanti hanno compilato il questionario prima dell’inizio (189 pazienti) e nell’ultima settimana di trattamento (125 pazienti). Dei 125 pazienti che hanno fornito le risposte al questionario anche alla fine del trattamento, 62 hanno ricevuto la protonterapia e 63 la radioterapia con fotoni. La popolazione analizzata era formata in netta prevalenza da uomini (83,2%) e l’età mediana era di 66 anni, più alta nel gruppo trattato con protonterapia (69,5 vs 64 anni). La maggior parte dei pazienti (77,6%) aveva un adenocarcinoma e nell’89,3% dei casi la malattia era in stadio II-III. Il gruppo trattato con protonterapia aveva ricevuto una dose maggiore rispetto a quello trattato con radioterapia convenzionale. Considerando i punteggi ottenuti al questionario FACT-E, che prima del trattamento erano paragonabili per i due gruppi, la riduzione media in tutto il campione è risultata di 16,7 punti al termine della terapia. Tuttavia, la protonterapia è risultata associata a una minore riduzione dello score al termine della terapia rispetto alla radioterapia con fotoni (-12,7 vs -20,6), quindi a migliori patient-reported outcome. Secondo gli autori, sono necessari ulteriori studi per stabilire se e come i cambiamenti nei PRO si possano tradurre in vantaggi in termini di sopravvivenza e tollerabilità della terapia. Reference 1. Baumann BC, Mitra N, Harton J, et al. Comparative effectiveness of proton therapy versus photon therapy as part of concurrent chemoradiotherapy for locally advanced cancer. J Clin Oncol 37, 2019 (suppl; abstr 6521) 2. Garant A, Whitaker TJ, Spears GM, et al. A Comparison of Patient-Reported Health-Related Quality of Life During Proton Versus Photon Chemoradiotherapy for Esophageal Cancer. Pract Radiat Oncol 2019 Jul 13.
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