Sessualità e cancro
Sessualità e cancro
Dr.ssa Francesca Valvo - Direttore Medico

Come incide la diagnosi del cancro sulla vita sessuale dei pazienti? Cosa può fare un oncologo in questi casi?
Quando una persona si ammala di cancro, vive una crisi che può mettere in discussione l'identità, i valori esistenziali e la sua progettualità di vita.
La diagnosi può rendere difficili le relazioni interpersonali. Sentimenti ingiustificati, quali vergogna e inadeguatezza, possono condurre alla paura di non essere accettati dal proprio partner per colpa di un corpo che porta i segni evidenti di un intervento e che, di conseguenza, si smorzi il desiderio sessuale.
Gli interventi chirurgici o gli effetti della radioterapia possono portare il paziente (sia donna sia uomo) a sentirsi meno desiderabile, così come il cambiamento dell’assetto ormonale, in caso di pazienti sottoposti a ormonoterapia, può pesantemente modificare la vita sessuale.
È necessario che il paziente, prima di essere sottoposto al trattamento antitumorale, qualunque esso sia, ottenga informazioni adeguate anche sulla sessualità.
La capacità del medico di farsi confidente, può aiutare il paziente a superare tali problematiche e a trasformare la crisi legata al cancro in un'opportunità di crescita personale.
Quali possono essere gli effetti delle terapie oncologiche sugli organi sessuali maschili e femminili? Come si può recuperare la vita sessuale dopo le cure?
Per l’uomo la disfunzione erettile (post-chirurgica) è generalmente dovuta al danneggiamento dei nervi deputati all’irrorazione dei corpi cavernosi del pene che, se accompagnata all’incertezza, allo stress, alla paura di fallire e a sentimenti luttuosi, può rendere più difficile l’erezione.
Nella cura del tumore prostatico, il blocco androgenico totale (ormonoterapia) ha come effetto collaterale il calo del desiderio e la difficoltà di erezione.
Si può ovviare a queste controindicazioni ricorrendo a farmaci che inducono l’erezione aumentando l’irrorazione sanguigna nel pene. C’è da sottolineare che le moderne terapie chirurgiche mirano sempre di più alla conservazione della fertilità o comunque ne garantiscono un recupero nel tempo.
Nelle donne, i tumori alla mammella e alle ovaie, oltre a modificare la percezione di sé, dell’intimità e della vita sessuale, portano spesso alla rinuncia della maternità a causa di una menopausa precoce indotta dai trattamenti chirurgici e/o chemioterapici.
Oggi, la chirurgia ricostruttiva dopo una mastectomia totale (asportazione dell’intera mammella) o quadrantectomia (rimozione di un unico quadrante di mammella) si considera una parte integrante della cura. Grazie ai numerosi studi avvenuti negli anni per opera della scuola del Prof. Veronesi, si è arrivati anche alla possibilità che questo tipo di intervento venga rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale.
Al CNAO si trattano anche i tumori alla prostata? L’adroterapia ha effetti collaterali?
Si, al CNAO si trattano i tumori della prostata definiti “ad alto rischio”. Il protocollo segue le prescrizioni del NIRS (National Institute of Radiological Sciences) di Chiba in Giappone che ha già trattato molti pazienti con successo. Il protocollo consiste in due mesi di ormonoterapia, seguita da un trattamento di adroterapia con ioni carbonio di 16 sedute, quattro a settimana. L’assenza di tossicità acuta contraddistingue questo trattamento.
L’adroterapia non compromette le funzioni sessuali per la sua selettività spaziale che risparmia massimamente le strutture nervose. Proprio per queste caratteristiche e grazie alla probabilità elevata di mantenere la funzione ormonale e generativa, l'adroterapia è indicata per tutte quelle neoplasie insorte in giovani pazienti.